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domenica 31 luglio 2011

Perché odiare The Killing

Perché piove, sempre, ininterrottamente, di giorno, di notte, tutti i tipi di pioggia, "da quella fina fina che ti punge, a quella grossa grossa che ti ammacca; la pioggia che scorre giù di lato e a volte anche la pioggia che viene dritta dritta da sotto" (vediamo se capite la citazione).

Perché a Seattle sembra che non conoscano l'esistenza dell'ombrello, se ne vanno contenti sotto la pioggia come se niente fosse. E la velocità con cui si asciugano i capelli poi, devono usare qualche shampoo idrorepellente.

Perché ti viene voglia di gridare: e accattatill nu 'mbrell!!

Perché dopo 13 episodi di pioggia inizi a sentire i reumatismi alle ossa e la fronte scotta un po'.

Perché una donna adulta e sana di mente non indosserebbe mai di sua spontanea volontà maglioni di finta lana merinos con fantasie risalenti alla secondà metà degli anni '80.

Perché all'ennesima inquadratura di Mitch speri che Rosie Larsen sia stata uccisa da un serial killer di famiglie e che torni a completare l'opera.

Perché per 40 minuti non succede mai nulla, ma negli ultimi 2 ti piazzano un cliffhanger micidiale che ti costringe a vedere l'episodio successivo. Episodio successivo in cui non succede di nuovo nulla per 40 minuti.

Perché quelli di CSI avrebbero risolto il caso in 20 minuti, la Signora in Giallo in 40 e pure Johnny Bassotto avrebbe scoperto l'assassino in meno di 13 episodi.

Perché ad ogni episodio ti fanno credere di aver trovato il colpevole e tu ci caschi pensando "lo sapevo, l'avevo capito subito!" E invece non avevi capito proprio un cazzo.

Perché quando Linden scruta il vuoto con espressione pensierosa più che la figlia di Eastwood sembra una che sta trattenendo una scorreggia.

Perché dopo tutte i pali e le piste sbagliate io la detective Linden non la metterei nemmeno a dirigere il traffico.

Perché secondo me è stato il rosso, ma dobbiamo aspettare la seconda stagione per scoprire che non è stato nemmeno lui.

Perché ad un certo punto spunta un cimitero indiano.

lunedì 22 novembre 2010

The Big C...non pensate male, è un telefilm

Lo dico subito si piange, certo si ride anche, ma nella maggior parte delle volte ci si ritrova o con gli occhi lucidi o con un nodo alla gola o con vere e proprie cascate di lascrime, roba che non accadeva dai tempi in cui un gruppo di profughi si muoveva al rallenty sulle note di There's no place like home.

La storia è molto semplice: Cathy è un insegnante 40enne, ha un figlio adolescente, un marito bamboccione, un fratello ecologista homeless ed ha il cancro.

E grazie ar c.... che si piange, questa può schiattare da un momento all'altro, che ti viene da ridere a vede' na cosa del genere?

Sì ok c'è una persona che forse, non è detto, sta per morire, ma non è che sia una roba tipo Scelta d'amore o che so La stanza di Marvin dove si vedono ospedali, flebo, gente che vomita etc etc e allora ti viene da piangere solo a vedere tutta 'sta sofferenza. Non si vede niente di tutto ciò, viene mostrata la vita di una persona che affronta un cambiamento, la sua presa di coscienza, i suoi pensieri, il suo porsi nei confronti degli altri in un modo del tutto nuovo. E succede addirittura che di una malattia si possa anche ridere.

Il personaggio di Cathy conquista piano piano perché in fondo è una persona come tante, di tutti i personaggi sfornati dalla Showtime è quello più normale, non vende marijuana, non si impasticca, non ha personalità multiple, non ammazza criminali, scatta quindi la simpatia e l'immedesimazione, Cathy potrebbe essere una della tua famiglia.

Molto del successo di questo telefilm, la critica è letteralmente impazzita, è dovuto alla bravura di Laura Linney, straordinaria, talmente brava che a volte ci si dimentica che sta recitando, merita un premio, subito, il Golden Globe, un emmy retroattivo, l'Oscar, il telegatto qualsiasi cosa ma deve vincere.
Ci sono poi tanti altri attori comprimari di altrettanta bravura un Oliver Platt in grado di essere un marito odiosissimo nei primi episodi, Phyllis Sommerville che interpreta l'anziana vicina burbera e che dà il suo prezioso contributo alla pulizia dei dotti lacrimali. Compare anche Cynthia Nixon in qualità di amica del college di Cathy e senza che nemmeno ve ne accorgiate vi ritroverete a brindare gridando "What the hell!!" (Che poi io ho un problema con Cynthia Nixon, non posso fare a meno di guardarle le gengive, è una cosa proprio strana).

Sono solo 13 episodi da 25 minuti, ci sono un sacco di parolacce, un sacco di battute divertenti, monologhi strappalacrime e tante belle canzoni come sottofondo, ho letto in una recenzione che se un telefilm ha nella colonna sonora Sam Cooke allora è un telefilm degno di essere visto. Insomma guardatavill!

mercoledì 22 settembre 2010

The Event - Pilot

Fossi nei panni degli sceneggiatori e produttori di The Event toccherei ferro, corni e parti care del corpo. Essere etichettati come eredi di Lost non porta per niente bene. Qualche vittima della maledizione: FlashForward, Jericho, Heroes (4 stagioni, sì, ma orrende) e qualcun altro che sicuramente dimentico.

Il pilot è abbastanza confusionario, quanto basta per dire "però figo!".

Se non avete visto l'episodio non continuate a leggere, se leggete e poi vi lamentate "ma hai spoilerato tutto" siete proprio dei baccalà!

Sean e Leila sono due fidanzati in crociera ai Caraibi, improvvisamente Leila scompare dalla faccia della terra, puff, evaporizzata, (non è che facciano vedere, puff, e lei che scompare, da qualche parte deve pur essere). Sean prova a cercarla ma gli ufficiali di bordo non hanno nessuna traccia della presenza dei due sulla nave. Nessuna prenotazione, nessuna cabina, niente di niente, per loro non esistono, come sei salito qua sopra, eh teppistello? Inizia la fuga e dopo poco troviamo Sean su un aereo, con una pistola in pugno che vuole entrare in cabina di pilotaggio. È uscito pazzo Sean?
Oltre a Sean c'è il presidente degli Stati Uniti alle prese con dei detenuti in Alaska tenuti segreti dalla CIA, detenuti guidati da Sophia Maguire che sembra sappia qualcosa che possa cambiare le sorti dell'intera umanità ma che poi, temo, si rivelerà essere nel corso delle puntate un'emerita stronzata (è scientificamente provato dalla storia delle trame dei telefilm).
Il presidente, Sean e Sophia vengono tutti collegati quando l'aereo su cui viaggia Sean punta dritto dritto verso il luogo in cui il Presidente sta per fare un'importante conferenza stampa, aereo guidato nientepopodimenoche dal padre di Leila! Beautiful!!!
Ma succede che l'aereo, come Leila, fa puff e scompare nel nulla davanti agli occhi increduli dei presenti. E così la leader dei detenuti, Sophia, se ne esce con "oh oh, mi sa che devo dirvi qualcosina, ma ve lo dico piano piano in 23 episodi, se non ci segano prima".

Io ora ho messo in ordine la storia perché in realtà è tutta scombinata, inizia con Sean sull'aereo, poi in crociera, poi i carcerati liberi, poi di nuovo sull'aereo, poi i carcerati in carcere, poi a casa, io un po' mi sono persa nei continui 3 mesi prima, 2 settimane prima, 1 giorno prima, riuscire a ordinare la storia dal punto di vista temporale nella testa è stato abbastanza faticoso. Speriamo che l'abuso dei flashback venga notevolmente ridotto nelle prossime puntate che una cosa così è ingestibile.

Gli attori: mi sembrano tutti degni di essere definiti tali, bene Sean interpretato da Jason Ritter, figlio di John, un po' insipido ma può starci. Finalmente Laura Innes, il ritorno, la mitica dottoressa Weaver di ER, nei panni della misteriosa Sophie. Curiosità, la moglie del presidente degli Stati Uniti è interpretata da Lisa Vidal che in ER era la compagna pompiera della Weaver. Intrecci telefilmici.
C'è poi Scott Petterson, il burbero Luke di Una mamma per amica che interpreta il padre-kamikaze di Leila, Željko Ivanek capo della CIA, un grande, mi mette i brividi solo a guardarlo, (se la prima stagione di Damages è la migliore è anche per merito suo) e infine Blair Underwood che interpreta il presidente, di origini cubane, sì è proprio un telefilm sci-fi.

Nel complesso un pilot sufficiente, vedremo in seguito come si svilupperà. Però, basta chiamare in causa sempre Lost.

giovedì 17 giugno 2010

Tempo di recuperi: Damages

Immagini in rewind, din, vapore dei tombini newyorkesi, din, una bandiera americana, din, la porta di un hotel, din, zoom, din, porta di un ascensore, din, zoom, din, zoom, din, la porta si apre e...

Così inizia Damages uno dei telefilm più acclamati degli ultimi anni e che, mea culpa, ho visto in tremendo ritardo.
Finita di vedere la prima stagione il primo pensiero è stato "ed io ho perso il mio tempo guardando quella zozzima di Flashforward! (Il mio obiettivo è quello di parlare sempre, ovunque e comunque male di Flashforward).
Damages è un legal thriller, ci sono avvocati ma ci sono anche intrighi, omicidi, doppi-giochi, tripli-giochi, misteri e chi più ne ha ne metta.
Questo telefilm riesce a far rimanere lo spettatore incollato alla schermo grazie all'uso geniale dei flashback e dei flashforward, inizia mostrando il presente, una ragazza nei guai ma non viene svelato il perché, tutto è molto vago, confuso, allora si salta a 6 mesi prima per conoscere la storia di Ellen Parsons e perché è rinchiusa in un carcere. E si procede così avanti e indietro, il presente che dà solo alcuni indizi su ciò che è successo e il passato che cerca di mettere ordine.
Protagonista assoluta è Glenn Close che interpreta l'avvocato Patty Hewes o meglio lo squalo Patty Hewes, il diavolo Patty Hewes, perchè Patty Hewes è il male, quel male che dice "cara puoi sempre contare su di me" ma poi ficca un paio di coltelli nella schiena. Non sapremo mai cosa passa nella testa di Patty e non sapremo mai fino a che punto può spingersi.
Nelle rete di Patty Hewes cade la giovane avvocatessa Ellen Parsons, che proprio a causa del "diavolo" si ritrova coinvolta in qualcosa di molto più grande di lei.
Punto di forza del telefilm sono gli attori, tutti bravi, Glenn Close primeggia, 2 emmys e un Golden Globe ne sono la prova. Regia e sceneggiatura superbe, alla fine di ogni episodio c'è sempre una svolta inattesa, a volte depistattrice che spinge lo spettatore a voler vedere subito l'episodio successivo, infatti era dai tempi d'oro di Lost che non vedevo 4-5 episodi di una serie di seguito.
Punti deboli invece sono l'ampio spazio dedicato a monotone conversazione nei parchi con l'improbabile accompagnamento di cani, Ted Danson che se non mangia, beve e se non beve è perennemente al cellulare, l'uso smoderato della parola bullshit e di liquori, (ma che fegato avranno gli ammerigani?)

E poi ha una bellissima sigla e chi inizia bene...

giovedì 1 aprile 2010

La settimana lavorativa

Lunedì
Nurse Jackie: il mio nuovo idolo telefilmico si chiama Zoey Barkow, infermiera cicciotta, goffa, insicura, una che non sa mai cosa dire e quando lo sa viene messa a tacere. Un essere assolutamente normale. La protagonista è Jackie ma non è reale, non può mica esistere una che si droga, che ha una bella famiglia ma si scopa il farmacista dell'ospedale, che lavora 24 ore al giorno e poi torna a casa e fa i waffle, non è possibile tutto ciò nella vita reale! Soprattutto fare i waffle. Zoey invece è più verosimile, perché in ognuno di noi c'è un po' di Zoey (esci da questo corpo!!!).
Unites States of Tara: sto ancora guardando la prima stagione, che Toni Collette avesse talento non è una novità, si sa sin da quella scena madre in cui versa fiumi di lacrime con il bambino che vede la gente morta, scena che ancora oggi riesce a farmi gonfiarmi le vene alle tempie. In questo telefilm è quadruplicamente brava, troppo, tanto da rendere gli altri attori quasi delle comparse. Alla fine sembra sia tutta una dimostrazione recitativa come quando Mina canta Brava, sì appunto brava, ci hai fatto vedere quanto sei in gamba ma poi basta eh!
Castle: praticamente la versione maschile de La signora in giallo, solo che Castle non se ne va a zonzo per il mondo a portare jella. E al posto dello sceriffo Mort c'è la detective Beckett ovvero Stana Katic, e un nome così non può lasciare indifferenti. Pistola e tacchi a spillo. Qua ci vorrebbero delle belle immagini da mostrare ma c'è Google, seleziona, tasto destro, cerca. Son bastarda.

Martedì
Lost: come farò a maggio senza quel "previously on Lost", a pensare che non avevo intenzione di seguirlo, fui costretta da mia sorella perché altrimenti non sapeva con chi parlarne. Lost non si tocca ma ammetto che ultimamente mi ha fatto alzare un pochino il sopracciglio, ma dico io, di tutti i desideri possibili che poteva chiedere Richard, chessò vincere il superennalotto, diventare una rockstar, il presidente degli Stati Uniti, chiede invece di vivere in eterno, dopo che gli è morta la moglie!! E dai su, e per ucciderlo cosa bisogna fare, tagliargli la testa?
V: è difficile guardare questa miniserie senza gridare Julieeettt (c'è sempre Lost di mezzo), non amo il genere "gli alieni sono in mezzo a noi" ma dopo aver visto Invasion in una torrida estate di qualche anno fa posso vedere qualsiasi cosa. Morena Baccarin è stata una vera rivelazione, la capa degli alieni invasori mi mette i brividi. Mi dispiace per Elizabeth Mitchell, nella serie le hanno affibiato un figlio totalmente deficiente. Ah gli ormoni! 

Mercoledì
Glee: prossimamente. Si canta, si balla, si mettono le 15enni incinte e i gay nei cassonetti, ci sono insegnanti con disturbi maniaco compulsivi e Barbre Streisand in miniatura che vestono Taileur color pastello. C'è Jane Lynch finalmente alla ribalta. Non è abbastanza cattivo però, è la versione ripulita e corretta (e canterina) di quel capolavoro di idiozia che si chiamava Popular, voglio Mary Cherry in Glee!!

Giovedì
Grey's Anatomy: un po' allo sbando ultimamente, bhè un po' più di ultimamente, confusionario. Arriva nuovo materiale umano a dar man forte ai soliti 4 gatti ma poi vengono abbandonati a se stessi e a ruolo di comparse. Non si piange più, non si ride più, non muore più nessuno, nemmeno i pazienti, nell'ultimo episodio la paziente si è dovuta suicidare altrimenti manco moriva. C'è una cosa che poi non capisco, come fa una persona a trovare affascinante la Bailey, che non solo è una nana obesa ma ha anche un carattere di mmmerda. Misteri della vita.
Flash Forward: l'ho già massacrato, devo dire altro? Questo telefilm è una nave che affonda, è il Titanic, e c'è chi giustamente si è già prenotato la scialuppa di salvataggio, Christine Woods (Janis) si è assicurata la presenza in un nuovo pilot, una sit-com, se deve far ridere che sia di proposito almeno.

Venerdì
C.S.I.: Lo vedo quando posso, tanto se salti un episodio non perdi niente, il bello dei seriali. Ormai dopo 9 stagioni capisco chi è l'assassino dopo 5 minuti, e raramente è il maggiordomo.

Domenica
Desperate Housewives: in questo periodo in pausa. Desperate non è più ai livelli di una volta, prima una casalinga era disposta ad uccidere pur di mantenere integro l'onore della famiglia, ora si limita a fare sketch, non c'è più il drama, il mistero e mi manca tanto quella sgualdrina baldracca di Edie Britt. Questa stagione era iniziata bene con la new entry, la tamarra Angie, guardacaso italiana e Katherine pazza manicomio, poi il ritmo è calato. Sono fermamente convinta che Dana Delany (Katherine) sia assolutamente sprecata qua dentro, come attrice è due spanne sopra le altre, soprattutto sopra chi, causa botulino, non riesce neppure più ad aggrottare la fronte. La storyline lesbica si è conclusa come avevo predetto, quindi Marc Cherry chiamami che te la scrivo io la sceneggiatura.

venerdì 5 marzo 2010

Housewives goes lesbian

Devo fare coming out: io sono una fan delle Casalinghe Disperate, shame on me, le guardo dalla prima stagione e mi piacciono, ecco l'ho detto, a me piacciono.
Un motivo in più per amare questo telefilm è che è assolutamente gay-friendly, gay è il figlio della protagonista con tanto di compagno, sono gay i vicini di casa che guardano Project runaway, il personal shopper di Gabrielle non era propriamente un macho-latino e l'ideatore Marc Cherry che ve lo dico a fare. Tanti gay ma nessuna lesbica, a parte la maestra d'asilo che tentò un approccio con Susan nella quinta stagione, e siccome siamo alla 6ª stagione e iniziano a mancare le idee ecco che arriva la storyline lesbica. Oh cielo due donne che si baciano a Wisteria Lane, già immagino i commenti delle casalinghe, quelle vere, spettatrici del cambio di sponda di una delle protagoniste.

A saltare il fossato è Katherine, la casalinga 52enne si innamora di una giovane ex stripper, Robin, che ospita a casa sua, lo so, la storia è in puro stile Desperate, surreale e sopra le righe. Ma sarà comunque interessante vedere come la svilupperanno visto che mancano poche puntate alla fine e inoltre si vocifera l'abbandono della serie di Dana Delany (Katherine) e di Julie Benz (Robin), io azzardo una fuga d'amore e la fine dello scandalo.

Aggiungo: ho sempre avuto un debole per Katherine seconda solo alla divina Lynette Scavo, la scena in cui Robin si versa lo spumante addosso e ridicola, ridicola, ridicola, ripetuto 3 volte per chiarire il concetto, quanto sono grave se trovo affascinanti delle normali cinquantenni?



martedì 27 ottobre 2009

FlashForward è una cagata pazzesca

Non mi convince, non mi convince per niente.
L'idea non è proprio così malvagia ma fa acqua da tutte le parti, a partire dai flashforward stessi.
Come il buon Daniel Faraday insegna, modificando il corso degli eventi le persone possono cambiare il loro futuro. Allora non so proprio spiegarmi perché tutti i protagonisti siano bloccati nel terrore della loro visione. Non ti piace quello che hai visto, fai in modo che non accada. Semplice.
Al coreano hanno rivelato addirittura il giorno del suo omicidio, bene, un bel giubbotto antiproiettile e ti passa la paura, mai visto Ritorno al futuro?
Non vuoi tradire tuo marito? Non andare a letto con l'uomo che hai visto nella visione. Che cé vò.
Invece tutti sono trascinati in un vortice di paura, di tensione, come se tutto quello che succede non dipenda dalla loro volontà. Tensione che viene trasmessa allo spettatore con la ripetizione ossessiva di questi flashforward, ebbasta!
Le indagini sembrano condotte da un team di psicopatici, da una venditrice di dolcetti si passa ad un paesello sperduto dello Utah poi in Germania da una nazista imbroglione, si salta da un indizio all'altro all'improvviso, non c'è linearità, non c'è schema. Un'accozzaglia di roba buttata lì, a caso.
E i supercomputer dell'FBI? Basta digitare forsennatamente tasti a caso e ti dicono tutto quello che vuoi sapere, vuoi vedere corvi morti in Somalia? Trtrrttrtetfdbsdfòkfaejfvj eccoli!
Non c'è un solo personaggio simpatico, forse l'agente ciccione (i ciccioni devono per forza essere simpatici, non se ne spiegherebbe l'esistenza altrimenti), c'è una lesbica però, attenzione, lesbica che hanno accoppiato, disaccoppiato e accoppato in un solo unico episodio. Quando si dice sparare tutte le cartucce. Non muore tranquilli.
I quinto episodio, wow che ritmo, hanno tirato fuori le pistole, sparano, ci sono agenti dell' FBI che sparano finalmente. E poi sì, c'è anche la lesbica di prima che limona.
La scelta di Joseph Finnes azzeccatissima, un'attore inglese che recita con accento americano, che ideona, quest'uomo è la morte della recitazione, in tutte le scene ha sempre la solita espressione. Un cervo impagliato avrebbe fatto meglio.
Dopo una stroncatura del genere continuerò comunque a vederlo solo per scoprire il senso di tutto ciò, sempre che ci sia un senso.

lunedì 19 ottobre 2009

Improbabili visioni

Stralcio di una conversazione di qualche anno fa: chi io? Guardare Grey's Anatomy? Ma vuoi scherzare? E secondo te io seguo 'ste robe da femminucce, tutte lacrimoni, drammi esistenziali, ti lascio, ti ripiglio, ti rilascio! Io vedo Lost e CSI, mica gatte morte in calore, (anche se devo ammettere che in Lost una gatta morta c'é), e poi la voce di Giuppy Izzo non la reggo per più di 10 minuti di fila.

Silenzio per creare la suspense.

Ho visto il quinto episodio della sesta stagione, due giorni dopo la messa in onda americana.
E se devo confessare tutto, ho visto anche tutta la quarta e la quinta stagione. Ma è una cosa che rimane tra noi, che non si sappia in giro.

Ammetto, mi ha fregato la sciagurata storia tra l'ortopedica un po' obesotta e la cardiologa simpatica quanto un sassolino in una scarpa, idillio contornato da oche starnazzanti, bellimbusti dall'occhio languido e gente moribonda, siamo pur sempre in un ospedale, cosa vuoi vedere, dei clown? Giocando con l'audio di Sky però è saltata una cosa all'orecchio: italiano, oche. Inglese, gente normale. Click, oche, click, persone, click, oche, click, persone.
Ecco cos'era, era il doppiaggio che rovinava tutto.  Certo le storie sempre quelle sono, ti mollo, ti sposo, muori, risorgi, etc etc... ma almeno non sembra di vedere una soap opera sud americana.

Mi sono lasciata coinvolgere e ho quasi dimenticato la presenza di una storyline lesbica, anzi quando appare "pattini a rotelle" alias pediatra sciacquetta dall'insopportabile sorriso, mi vien voglia di gridare "e togliti dalle palle!" La storia tra Calliope e Arizona è una delle più insulse che abbia mai visto, per rimanere nell'originalità è arrivato il padre di Callie (il mitico Hector Elizondo di Pretty Woman) con tanto di prete al seguito per redimere la figlia peccatrice. Che la facciano finita adesso, ammazzate una delle due e togliamoci il pensiero.

Tra l'altro ho da poco realizzato che Arizona (Jessica Capshaw) ha interpretato la tastatrice dei tonici bicipiti di Jennifer "Bette Porter" Beals in The L Word,  antipatia allo stato puro. Quindi se proprio devono, che uccidano la bionda.

martedì 5 maggio 2009

Non si finisce mai di imparare: lezione 4

Mai guardare due episodi di Lost prima di dormire, rischiate di vederne altri quattro durante il sonno.

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Listening to: Arctic Monkeys - Do Me A Favour

giovedì 29 gennaio 2009

La sentenza

Aaaaahhhhhhh Tracy Jordan è stato doppiato da Pino Insegno, orrore!! Sembra un attore di soap opera latino-americane, voce impostata e maschia. Liz Lemon è stata doppiata dalla voce della casalinga diperata Susan Mayer, aspettavo che da un momento all'altro sbucasse Bree Van de Camp. C'è anche l'onnipresente Nanni Baldini, il ciuchino di Shrek per intenderci, che doppia la guida Kenneth. No, non ci siamo proprio, è stata sofferenza pura, sono riuscita a guardare solo il primo episodio, le mie orecchie protestavano.

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Listening to: Beatles - Dear Prudence

30 Rock

Sono proprio curiosa di vedere il doppiaggio e l'adattamento italiano di 30 Rock. Il pluripremiato e acclamato telefilm andrà in onda stasera sul nuovo canale tutto al femminile (brrr definizione da brividi) di Sky, Lei.

Curiosa perché 30 Rock è un telefilm molto americano, i dialoghi e le gag si basano su giochi di parole difficili da tradurre in italiano, inoltre ci sono molti riferimenti a personaggi cult in America ma che in Italia non conosce nessuno. Prendo ad esempio un episodio in cui viene presa in giro Barbara Walters, una delle "signore" della tv USA, se la conosci ridi, ma se non sai chi è, lo sketch non ha nessun senso.
Altra nota dolente sarà il doppiaggio che spesso tende ad appiattire i personaggi annullando le varie sfumature che ci sono tra di loro. Come si fa a doppiare Tracy Jordan senza cadere nella macchietta?

E' comunque un telefilm assolutamente da vedere, possibilmente in lingua originale, ma da vedere.

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Listening to: Stevie Ray Vaughan - Riviera Paradise