venerdì 24 luglio 2009

Flashback

Sono due anni che mi chiedo dove l'abbia vista, ha un viso familiare, mi è forse parente e non ne sono a conoscenza? Una signora anziana, di quelle belle cicciotte, va in giro con addosso una tenda, portandosi sempre dietro una caterva di buste. Cosa ci sia dentro è un mistero. Viene quasi tutti i giorni, un abituè, fissata con la pressione. Fa sempre tante domande, ma basta un sorriso per rassicurarla. Oggi ha detto "ho fatto la bidella per tanti anni".

Un flash nella mia mente. Un corridoio lungo e vuoto, una pioggia battente.

Un attimo, un attimo, che succede. Andiamo con calma. Rewind.

Il corridoio è quello della mia scuola elementare, è un giorno di pioggia, uno di quelli in cui si allagano anche le scuole. Nel corridoio ci sono io, sono scesa dal secondo piano per prendere il gessetto in segreteria. Alla fine del corridoio ci sono 4 gradini, io sono ferma, mi preparo per prendere la rincorsa e saltare quei 4 gradini. Con il gessetto stretto in una mano inizio la mia folle corsa, a grandi falcate mi avvicino verso il punto in cui spiccherò il salto.

Sento una voce: "nennè vai chian, ca' se scjulie!" (Ragazzina vai piano che si scivola).
Troppo tardi, sto già volando, fiera di saper saltare così in alto. Punto i piedi per l'atterraggio, appena le scarpe toccano il pavimento qualcosa non va, non aderiscono, scivolo, e mi ritrovo distesa, lunga lunga con la schiena per terra.

Secondi che sembrano un'eternità, lì a terra, bagnata, umiliata e una voce: "io t'ho seva ritt' ca' se scjuliav!" (te l'avevo detto che si scivolava).

Mi volto indietro e c'è una signora, grassoccia, sorridente, che indossa una tenda.

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Listening to: Tristan Prettyman - Hello

sabato 18 luglio 2009

Riparazioni

Bionda, occhi azzurri, 11 anni, bocciata in prima media. La devo rimettere in sesto per il prossimo anno scolastico. Si prospetta un'impresa ardua.

Non conosce bene le tabelline, con le moltiplicazioni e divisioni si incarta, sul quaderno scrive senza ordine, fuori rigo, obliquamente.
Con l'italiano non va meglio.

"Sai quali sono gli articoli determinativi e indeterminativi?"
"Boh."

Esercizi con i sinonimi.
"Sai cosa significa sinonimo?" Faccia perplessa.
"Hai mai usato il vocabolario?" "No, io le parole le cerco sul pc."

Eccallà, il pc, l'omicida della grammatica italiana.

"Ma l'alfabeto lo sai?" "Sì, abcdefg..." scemando con la voce. Sorride.

"Adesso prendi questo librone, che si chiama vocabolario, e cerchi le parole che non conosci dell'esercizio". Tutte.

"Vediamo come leggi". Okseilaclassicabambinaprivadellabarraspaziatricecheleggetuttodiunfiatosenzatenercontodellapunteggiaturaeconunespressivitàpariaimessaggipreregistratidellesegreterietelefoniche.

Nota il notebook sul tavolo. Si illumina. "Ma tu cell'hai mssnger?"

Messenger, un altro omicida.

"Eh sì".
"Mi scrivi il tuo indirizzo, dai!"
"Te lo scrivo, ma ti avverto, non lo uso mai" Mica sente, mi ha già lasciato il suo su un fogliettino di carta. Ho avuto l'indirizzo e-mail di un undicenne. Son cose.

"Ma quanto tempo passi davanti al pc?"
"Mmmm tanto, però prima studio" Seeeee, questa mi fa scema.

Avrei voluto domandarle, ma i tuoi genitori non ti controllano? Hai perso un anno e nessuno se ne è accorto che non andavi bene a scuola, e gli insegnati? Dove erano? Perché non sono intervenuti? Sei arrivata in prima media con delle basi debolissime. Cosa possiamo costruire su queste fondamenta?

Ma poi ho capito che avremmo dovuto aprire il vocabolario per cercare la parola fondamenta.

domenica 5 luglio 2009

Una tipica famiglia italiana

I grandi capi sono fuori, queste le deleghe.

Io: cucinare, lavare i piatti, lavare i panni e stenderli, stirare, rifare i letti, passare l'aspirapolvere, togliere la polvere, lavare i pavimenti, pulire le scale, fare la spesa, innaffiare le piante in casa, pulirle e se possibile dir loro due paroline, innaffiare le piante del giardino, dare un'occhiata anche all'orticello, dar da mangiare ai canarini, controllare che i serramenti siano chiusi quando usciamo, che il garage e il portoncino siano chiusi a chiave, sistemare tutti i capi di abbigliamenti che Lui lascia in giro per la casa. Non dimenticarsi di andare al lavoro.

Lui, detto il principe: buttare la spazzatura. E il primo giorno non l'ha fatto.

Una tipica famiglia italiana.

giovedì 2 luglio 2009

Ta vuò fa fà 'na foto

Si avvicina la data del compleanno e come ogni anno tiro fuori lo scatolone delle foto.
Apro e inizio a cercare tra i tanti album, piccoli e quadrati, con la copertina arancione o gialla, che contengono foto un po' opache e con i bordi rotondeggianti.

Nella mia prima foto sono nella pancia di mia madre, tiene per mano mia sorella, pronta per andare all'asilo, indossa il grembiulino e stringe a se il cestino di vimini con la merenda. Aspettava con ansia la mia nascita, ma poi rimase delusa nel vedere che ero troppo piccola per poter giocare già con lei.

La fotografa di casa era mia madre, faceva delle foto spettacolari. Adulti senza testa, senza metà corpo, troppo scure, troppo chiare, soggetti con la bocca aperta, occhi chiusi. Aveva l'incapacità di mantenere orizzontale la macchina fotografica, per cui molte foto sono da mal di mare, con noi pendenti come la torre di Pisa.

La posa preferita da mia madre era quella vicino al carrello dei liquori. Ogni famiglia degli anni '80 aveva il carrello dei liquori, anche se astemia come la mia. Il giorno del compleanno mi vestiva caruccia caruccia e mi piazzava di fianco al carrello, rotondo, stracolmo di bottiglie, con la manina appoggiata sopra. E si nota nelle foto la mia espressione interdetta da due, tre e quattrenne, sì, perché la foto veniva ripetuta negli anni, con varianti come la presenza di mia sorella all'altro lato del carrello, seduta sul divano ma con il braccino che allungava sempre verso il carrello, io che correvo verso il carrello. Temo che mia madre volesse fare di me un'alcolizzata.

Altro must erano le foto davanti alla torta, sulla tovaglia bianca e tutta ricamata, oltre alla torta c'erano sempre immancabili due bottiglie di liquore (daje), Stock 84 e Amaroequalcosa con due coppie di bicchieri messi ad X. La sequenza è sempre la stessa, foto con candelina accesa, io che spengo, io che prendo un'accetta (è troppo grande per chiamarlo coltello) e faccio finta di tagliare la torta, io che prendo il bicchiere con dentro qualcosa e faccio finta di bere, (allora è vero che volevano alcolizzarmi), foto con parenti. Ho scritto parenti? Volevo dire foto con mia sorella, mia madre e la nonna. I compleanni li festeggiavamo in 4, mio padre era sempre al lavoro, gli altri non ci hanno mai cagati.

Crescendo le mie foto diventano rare, complice una fotogenia pari a zero e l'aver preso possesso della macchina fotografica, motivo per cui la frase che più mi sento dire è "ma qui tu dov'eri?" "Vi stavo scattando la foto, scemi!"

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Listening to: Fleet Foxes - Sun it Rises